Intervento integrale del Rettore sulle recenti notizie de La Nuova
Da alcuni giorni si susseguono, principalmente sul quotidiano La Nuova, articoli su di un episodio avvenuto nella nostra scuola, articoli che stanno creando preoccupazione in alcuni genitori. Il Rettore ha inviato al giornale un commento, che potrebbe essere pubblicato integralmente o tagliato per esigenze giornalistiche. Lo si riporta qui per intero.
I fatti: alcuni giorni fa, due ragazzini delle scuole annesse al Convitto Foscarini, mentre la classe si sta spostando per recarsi ai campi sportivi all’aperto, si attardano in modo di potersi sporgere da una finestra e fare il saluto fascista. Altri due li riprendono col cellulare e postano l’immagine su una chat.
Alcuni genitori apprendono così l’episodio e scrivono al dirigente. Il quale parla con i docenti per approfondire la situazione, convoca un consiglio di disciplina, ragiona col Consiglio di Classe sull’intervento educativo più adeguato.
Vi state annoiando? Diciamolo, è una vicenda con poco pepe. Deve averlo pensato anche la cronista de La Nuova, quando qualcuno ha ritenuto bene di inviarle la foto in questione ed una lettera che segnalava l’episodio. Per costruire la notizia, occorre un condimento forte. Quindi sabato 5 febbraio Vera Mantengoli su La Nuova lancia il primo articolo. Della salsa fanno parte: la coincidenza temporale (in realtà piuttosto lasca) col Giorno della Memoria, il sospetto insinuato di una risposta sonnacchiosa da parte della scuola, il collegamento con l’episodio di Venturina.
Tanto basta a far intervenire, nei giorni successivi, il professor Dario Calimani, presidente della Comunità Ebraica di Venezia e, oggi, l’ANPI.
Partiamo da una cosa sacrosanta dell’intervento del Presidente: perché, si chiede, sollecitano proprio a lui un parere? “Non si può delegare all’ebreo la lotta all’antisemitismo perché dovrebbe essere la società in primis a condannare qualsiasi forma di razzismo”. Ripetiamolo mille volte. L’antisemitismo non offende i soli ebrei, razzismo e suprematismo non offendono i soli neri, anche un maschio può vergognarsi del gender gap, il sessismo e l’abilismo non offendono solo gli individui non-binary e i diversamente abili. Tutte queste cose ci fanno male, come singoli e come società.
Ma da cosa il prof. Calimani inferisce che la scuola non insegni la storia? Il problema è un altro, quello dell’efficacia dell’insegnamento. Se la scuola insegna le regole della dama e l’alunno poi non le sa, la scuola non fa il suo lavoro. Ma all’insegnamento della storia del nazifascismo e della shoah dovrebbe seguire l’adesione personale a un sistema valoriale e ad un’etica che da questi orrori rifugga. Ordinariamente, questo accade. In qualche caso, invece, no. Chi si avvicina ad ideologie teratogene o ne riprende simboli e atteggiamenti non lo fa solo perché c’è qualcosa che non gli è stato spiegato: i nostri ragazzi partecipano ogni anno alle iniziative del Giorno della Memoria, leggono libri e vedono film sull’Olocausto, eppure… Semplicemente, c’è chi si mette dalla parte sbagliata proprio perché è sbagliata, quali che siano le sue motivazioni personali, dal gusto di épater le bourgeois al compensare con un’immagine da super-duro le sue fragilità e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine il Presidente mi fa anche l’onore di dirmi cosa dovrei fare. “Se il preside avesse apertamente condannato questo gesto…”. Il preside condanna. Condanna risolutamente che dopo la Liberazione siano stati lasciati in posti cruciali dell’apparato della Repubblica, a partire dai questori, elementi organici al regime fascista. Condanna risolutamente che, alla faccia del “reato di ricostituzione del partito fascista”, abbiamo avuto da subito un partito che a quell’ideologia si richiamava (dovremo aspettare il novembre 2003 perché Gianfranco Fini vada in Israele e definisca il fascismo “parte del male assoluto”, provocando ancora diversi malumori). Condanna che questo paese faccia i conti col suo passato razzista e coloniale solo da una ventina d’anni. Condanna gli ammiccamenti di alcuni partiti politici verso le frange nostalgiche, e i saluti romani di uomini delle istituzioni.
Più pacatamente, non sapendo cosa esattamente passasse per le loro giovanissime teste, condanna anche i ragazzini del Foscarini. Ma se si vuol fare di loro il problema, grida all’ipocrisia.
Quanto agli amici dell’ANPI, la scuola è aperta al territorio e valuterà volentieri le loro proposte (al momento dichiarate alla stampa ma non a noi pervenute).
Ultima revisione il 07-02-2022