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Perchè il Foscarini

La scelta della scuola superiore pone precocemente gli alunni e le loro famiglie di fronte alla prospettiva del futuro nella vita adulta: in un passato non così lontano era relativamente facile rispondere alla domanda “cosa voglio fare da grande?” Si rispondeva sulla base di una conoscenza della realtà e delle possibilità sul campo, ma oggi le prospettive di lavoro e di vita sono imprevedibili a distanza di pochi anni. A tal punto che la domanda sembra quasi non avere più senso. Forse è questa la ragione per cui essa si converte in un “sono in grado di fare quella scuola?” Come se la scuola superiore fosse un traguardo, e non un passaggio nella costruzione di un progetto di vita.

Le domande giuste

Le domande giuste da porsi in una fase così delicata sarebbero invece altre. Prima di tutto ci si dovrebbe chiedere come è fatta la realtà in cui il ragazzo che cresce si muove oggi e come sarà quella in cui dovrà agire da grande. Perché la scuola ha il dovere di formare i cittadini, fornendo loro gli strumenti per realizzare nella libertà i propri progetti e per dare il proprio contributo al bene comune quando saranno adulti.

La complessità

I contesti nei quali si muovono gli adolescenti oggi e le donne e gli uomini di domani sono complessi perché si sono ampliate a dismisura le possibilità di comunicazione fra contesti un tempo separati. Aumentano vertiginosamente le variabili da controllare e la difficoltà di interpretare i fatti, così come gli ambiti nei quali il soggetto è chiamato a dare risposte.

Nello stesso tempo il mondo accademico e del lavoro richiede competenze altamente specializzate in tutti i settori, ma soprattutto in quelli ad alta componente tecnologica e di innovazione. La necessità di un aggiornamento continuo implica la capacità di orientare la propria formazione e di gestirla in maniera autonoma.

 

Il plurilinguismo e la multiculturalità

Uno degli effetti principali del fenomeno della globalizzazione è l'imporsi della competenza linguistica in almeno una lingua straniera -l'inglese, ma non solo- come condizione necessaria per un accesso al mondo del lavoro, della formazione universitaria, ma anche al godimento dei diritti di cittadinanza. L'adolescente in formazione oggi inoltre ha ben chiara la consapevolezza che il proprio futuro si giocherà in una dimensione sovranazionale. Così le culture degli altri non sono più soltanto oggetto di interesse personale o di studio, ma una realtà con cui è necessario fare i conti quotidianamente.

La velocità

Gli adolescenti degli anni duemila sono immersi in un incessante e rapidissimo fluire di azioni, impegni, appuntamenti, attività, che sembra emulare la frenesia del modello della vita adulta. Nel contempo sono costantemente connessi alla rete che, con i social network, li impegna in una incessante e defatigante comunicazione con gli altri. Per questo faticano a trovare uno spazio di silenzio e concentrazione, di solitudine, per riflettere, studiare, coltivare la consapevolezza.

Così, in mancanza delle condizioni per riflettere, spesso si accontentano di un apprendimento deconcettualizzato, modellato su velocità e flessibilità operazionali, ossia veri e propri automatismi che non coinvolgono la mente e il cuore.

Quali risposte dà il liceo classico?

Complessità, plurilinguismo e multiculturalità, velocità sono caratteristiche del nostro contemporaneo per affrontare le quali la scuola deve fornire strumenti culturali adeguati. Il liceo classico è ancora in grado di affrontare le sfide della contemporaneità.

Perché affronta la complessità

La formazione liceale per tradizione forma adeguatamente le persone allo studio e alla soluzione dei problemi complessi proprio per la sua spiccata vocazione alla concettualizzazione: gli alunni vengono abituati e riconoscere la struttura astratta dei problemi che soggiace alla loro forma superficiale: riconoscono costanti, rapporti logici, similitudini; smontano i fenomeni così come analizzano le frasi complesse della lingua latina o i processi chimici.

Perché forma il senso critico

Analisi dei problemi, discernimento, valutazione, sono gli strumenti del senso critico, ovvero dell'attitudine a mettere alla prova della razionalità i giudizi, le informazioni, le credenze, per distinguere la realtà dal pregiudizio e per rimanere lucidi nelle scelte. Nell'era dell'informazione digitale è più che mai necessaria una strumentazione di pensiero che permetta di distinguere e gerarchizzare le informazioni.

Questo è l'insegnamento della Filologia: la formazione del liceo classico mira non tanto alla trasmissione della conoscenza, quanto alla costruzione di essa, attraverso la lettura delle fonti, l'elaborazione di dati, l'indagine sui documenti. La cultura, il sapere, non si presentano così ai giovani come dati di realtà inconfutabili, da accettare in eredità, ma come prodotti di una continua elaborazione, da mettere costantemente alla prova.

Perché insegna a storicizzazione per mettere in prospettiva.

Questo risultato si ottiene soprattutto grazie alla prospettiva storica. Storicizzare significa anche mettere alla prova i valori condivisi, attraverso una riflessione critica sui modelli culturali diversi, del passato e del presente.

   

Perché insegna ad imparare

La formazione del liceo classico non fornisce una preparazione specifica settoriale in età precoce, ma permette alla persona di maturare competenze che le serviranno nel progettare e realizzare il proprio percorso formativo nella vita adulta, quando sarà in grado di scegliere consapevolmente e con una corretta cognizione del contesto in cui si troverà ad agire.

Perché insegna a (e lascia il tempo di) riflettere

L'abitudine a riflettere e a ponderare i problemi si forma proprio negli anni della scuola, nelle aule del liceo, che sono ancora un asilo, un'isola felice, dove gli adolescenti possono concedersi il lusso di leggere i classici, di riflettere, di passare ore a discutere, di dedicare del tempo di silenzio e solitudine allo studio, prima di essere travolti dalle necessità della vita.

Perché insegna a problematizzare

Commento. Problematizzare significa non accettare passivamente fatti o nozioni, cioè non limitarsi a registrarli o a incamerarli così come si presentano, e chiedersi invece perché sono così piuttosto che in un altro modo, qual è il loro fondamento e il loro senso. Senza l'attitudine a problematizzare non ci sarebbe conoscenza.   

 

Perché insegna che la cultura è unica

Ho scelto il classico perché non vado bene in matematica. Quante volte abbiamo sentito pronunciare una frase come questa dai nostri alunni, quasi a legittimare l'appartenenza a uno dei due schieramenti, l'umanistico e lo scientifico, che si contendono il primato. Oggi si è aggiunto un terzo polo di attrazione, le lingue straniere. È un modo di ragionare che mette al centro dell'attenzione le discipline, secondo la loro articolazione tradizionale, che è poi quella della formazione universitaria dei docenti della scuola. Ma, a ben vedere, nella vita adulta, i nostri alunni di oggi saranno messi di fronte a problemi, a impegni che richiederanno l'utilizzo di molte competenze contemporaneamente. Soltanto una buona formazione di base nei principali ambiti disciplinari può consentire loro di attraversare le discipline, e di affrontare i problemi nella loro globalità.

   

Una sfida per il liceo classico di oggi: l'inclusività

Se il liceo vuole essere un fattore di crescita della nostra società non può essere solo la scuola per gli alunni più capaci e dotati, o impegnati. Come abbiamo detto all'inizio, spesso la selezione viene fatta prima dell'iscrizione al liceo: questo comporta un impoverimento del liceo stesso. Chi crede che la scuola, insieme al lavoro, sia uno dei principali fattori di democrazia, integrazione e benessere di una società, non può accettare che i licei classici siano soltanto per gli alunni che possono vantare un curriculum scolastico ottimo. Perché un tale curriculum, nella scuola primaria e secondaria di primo grado, a volte dipende da fattori estrinseci, come la condizione sociale ed economica della famiglia di provenienza dell'alunno, e poco ha a che fare con le capacità individuali, i talenti, i desideri e i progetti dei ragazzi.

Un nuovo modello di scuola

Tutte le istanze che abbiamo elencato convergono verso un modello di scuola che non è più unicamente trasmissivo, ma che è orientato alla costruzione delle competenze attraverso il lavoro culturale. Il liceo Foscarini è il teatro di questo lavoro che adulti e giovani conducono insieme.

IL FOSCARINI SPAZIO DI POSSIBILITÀ

Il liceo Foscarini è annesso all'omonimo Convitto Nazionale, una parte dei suoi alunni sono convittori e semiconvittori, e tutti utilizzano una struttura grande e complessa, con spazi differenziati e aule speciali, e, con un tempo di apertura amplissimo, hanno la possibilità di vivere la scuola anche oltre l'orario delle lezioni grazie alla ricchezza dell'offerta formativa extracurricolare; la possibilità di fare esperienze all'estero, di essere coinvolti in progetti creativi che hanno rilievo anche nel contesto extrascolastico. Queste sono le caratteristiche che fanno del Foscarini uno spazio in cui gli alunni si sentono protagonisti attivi della propria formazione.

 


Pagina aggiornata il 22-12-2014

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Ultima revisione il 29-09-2016